Diminuito anche il tasso di mortalità, mentre il totale dei risarcimenti sfiora le quattro milioni di giornate: in media un mese di assenza per ogni lavoratore malato
Dati che fanno ben sperare per il futuro, nonostante il periodo incerto, sul fronte covid per quanto riguarda i lavoratori: è quanto emerge dal 23esimo report della Consulenza statistico attuariale – Csa – Inail: lo studio offre una visione d’insieme di tutti i parametri legati ai casi di positività e decessi riconosciuti e quelli indennizzati dall’Istituto.
Il totale dei risarcimenti nel biennio 2020-21 ha raggiunto quasi quattro milioni di giornate, con un numero medio per ogni lavoratore infortunato da Covid – 19 di trenta giorni di assenza lavorativa, compresi i tre di franchigia. Da inizio pandemia, gennaio 2020, al 31 dicembre 2021, sono stati registrati 191.046 contagi sul lavoro: rispetto all’ultimo rilevamento fatto nel mese di novembre, il dato registra un incremento di 5.413 casi, il 2,9 per cento. Tuttavia, rispetto ai numeri rilevati nel 2020, si riscontra un incoraggiante calo complessivo del 71,3 per cento dei casi denunciati all’INAIL.
L’analisi
La parte maggiormente coinvolta è quella delle lavoratrici con una percentuale del 68,3 sul totale; la quota femminile supera infatti la maschile in tutte le regioni a eccezione della Calabria – 49,1 per cento -, Sicilia – 46,1 per cento – e Campania – 44,4 per cento -.
Per quanto riguarda le classi d’età: il 42,3 per cento del totale delle denunce di contagio riguarda chi ha tra i 50 e i 64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni con un 36,6 per cento, under 35 con il 19,2 per cento e over 64 con l’1,9 per cento.
Riportati per la prima volta anche i dati delle infezioni di origine professionale accertate e indennizzate dall’Inail: l’83 per cento delle denunce è stato accolto e per il 96 per cento di queste è stato generato un risarcimento.
In relazione all’anno precedente, nel 2021 si abbassa anche il tasso di mortalità del 57,2 per cento, nel dettaglio: i decessi sul lavoro legati al Covid-19 dall’inizio pandemia sono 811, con un impatto del 0,6 per cento rispetto al totale dei deceduti in Italia e di un quarto sugli infortuni con esito mortale denunciati nello stesso periodo. Si ribalta il dato legato al genere rispetto al quadro dei contagi: l’82,5 per cento dei decessi riguarda gli uomini. Coinvolte le fasce d’età 50-64 anni con il 71 per cento, over 64 con il 18,6 per cento e 35-49 anni con il 9,8 per cento, minore il dato legato agli under 35 con lo 0,6 per cento.
A livello territoriale: il 31,1 per cento dei decessi è concentrato nel Nord-Ovest, al Sud si registra il 26,1 per cento, nel Centro il 18,1 per cento, mentre a Nord Est il 12,9 per cento, il dato più basso riguarda le Isole con il 6,8 per cento. Attualmente, l’Inail ha riconosciuto il 63 per cento delle denunce delle morti connesse al virus; su scala generale, invece, il 99 per cento degli indennizzi sono inabilità temporanee, lo 0,7 per cento riguarda menomazioni permanenti e lo 0,3 per cento le rendite a superstiti per casi mortali.